Saphir significa zaffiro. La parola evoca la luce cristallina del mare e del cielo. In arabo significa anche ambasciatore. Saphir è inoltre un hotel, simbolo del passato coloniale di Algeri. Un muto dialogo si crea tra questo luogo, i due protagonisti e il mare, elemento di separazione e di unione.
L'uomo e la donna sembrano cercare gli stessi orizzonti, ma non si incontrano mai. L'uomo osserva le navi andare e venire dal porto. La donna vaga nelle stanze vuote. Alla luce del mare si contrappone il buio degli interni. Il porto e l'albergo sono entrambi luoghi di passaggio, di sogni transitori. Saphir esprime la dialettica tra andare e stare, tra appartenenza e distanza, tra desiderio di partire e impossibilità, tra la costrizione alla fuga e la nostalgia.
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Throughout the film Saphir, plays out a developing dialogue between the sea - as site of both connection and separation - the two protagonists and the colonial hotel Es Safir. It portrays a shipping port as a real-life theatre in and around the centre of Algiers: a site where the realities and dreams of people's lives are played out. There is a dynamic set up between the notions of arrival and departure, stasis and transition, entrapment and escape, belonging and not belonging. Saphir presents a portrait of Algiers in a transitional moment, the local character gradually becoming absorbed into the current of increasing globalisation.
Algeria/United Kingdom - 2006 - 19 min
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